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La Gazzetta di Istanbul, dicembre 2012



Di tutte le ricchezze, Stefano Benni, Feltrinelli 2012













 

Un indimenticabile valzer con passato e presente



Vi piacerebbe conoscere un bizzarro “San Francesco”, con un ciuffo di capelli bianchi sulla fronte, che vive solo in una casa sull'Appennino e parla con il suo cane Ombra e altri animali del bosco? Allora ve lo presento io. Si chiama Martin ed è il protagonista dell'ultimo libro Di tutte le ricchezze (Feltrinelli, 2012) di Stefano Benni.

Martin è un professore in pensione che si diletta con la poesia giocosa ed è un accanito studioso del poeta maledetto Domenico Rispoli, detto Il Catena. Come vive la sua solitudine ce lo dice lui stesso “A volte con benevola pazienza, a volte con dolore”. Passeggia lento, cucina male (tra le sue specialità ci sono il “Vitello alla Ricordati-di-me” e la “Pasta alla Separati”), scrive con cura, dorme poco e pensa molto. Anche il suo rapporto con la tecnologia è buffo e diffidente: ha dovuto cedere alle lusinghe del computer e abbandonare a malincuore la sua vecchia macchina da scrivere; ha un “Umbertofono” (un cellulare regalo del figlio Umberto che vive all'estero) con la suoneria di Dream a little dream of me.
Ma non c'è vita tranquilla che possa resistere all'arrivo di nuovi vicini che risvegliano i fantasmi del passato. Lei si chiama Michelle, ha i capelli color del grano e rievoca in Martin un amore lontano e  perso; lui è il mercante d'arte di nome Aldo, narciso e arrogante che ricorda Martin da giovane. Con Michelle le giornate sembrano più colorate, così il cuore del professore ricomincia a battere ma anche a vacillare. La giovane coppia, con impetuosi litigi, inviti mangerecci, inaspettate confidenze, entra ed esce dalla casa e dal piccolo mondo del professore, costringendolo a confrontarsi con ricordi dolorosi e mai sopiti rimpianti.
Con una certa vena malinconica, alternata a pezzi esilaranti, Benni tratta il tema del passato. Non basta lasciarsi alle spalle gli errori e le colpe di un tempo o fare finta di averli dimenticati, come oggetti abbandonati in un vecchio scatolone in soffitta. Ci vuole coraggio per perdonarsi e riconciliarsi con se stessi e con il proprio passato. Tutto ciò si rivela doloroso ma alla fine anche liberatorio, proprio come il valzer che Martin balla con Michelle alla festa del paese... talmente bello e intenso da fargli dimenticare la sciatalgia! “So che oggi non sono lo stesso uomo, ma contengo quell'uomo di allora, e non si guarisce dalla propria ombra, le si affiancano soltanto nuove luci”.
Anche se meno che in altri suoi libri, Benni continua a giocare con parole e forme letterarie, facendo uso di poesia, dodecaloghi, finti prologhi e leggende, che tanto piacciono a noi lettori.
Con Di tutte le ricchezze il Lupo* è tornato. Ed è un po' più vecchio e saggio.

*soprannome di Stefano Benni








La Gazzetta di Istanbul,  febbraio 2013


Il seggio vacante (The Casual Vacancy), J.K. Rowling, Salani 2012











Il posto che (non) occupiamo nella nostra vita



Una morte improvvisa. Comincia così Il seggio vacante (titolo originale: The casual vacancy, traduzione di Silvia Piraccini, Salani, 2012) della nota autrice inglese J.K. Rowling. Un libro attesissimo, sia dai fan di “zia Jo” - come la chiamano affettuosamente - sia dagli scettici anti-potteriani.

La morte del consigliere Barry Fairbrother rappresenta uno squarcio nell'apparente tranquillità della cittadina inglese di Pagford. Non appena la notizia fa il giro delle case, tutti gli abitanti – da Miles Mollison alla moglie Samantha; da Ruth e Simon Price a Colin Wall - ne sono scossi e vengono risucchiati in un vortice di sentimenti ed eventi che non risparmia nessuno. L'autrice, con vera maestria, descrive le reazioni dei singoli individui e fa affiorare, passando da un personaggio all'altro, odi, bugie, ipocrisie, amori taciuti, segreti inconfessabili, fino ad arrivare a risvolti tragici.
Ecco che Pagford si trasforma in un campo di battaglia per la “vacanza” - termine burocratico per indicare il seggio lasciato vuoto in un consiglio a seguito della morte di uno dei membri – ma la lotta è solo apparentemente politica. Mogli contro mariti, figli contro genitori ottusi e violenti, centro città contro periferia. Da una parte le belle case vittoriane con i giardini, le panchine di un nero lucente, i fiori alle finestre, la ben frequentata salumeria Mollison & Lowe del capo-consigliere Howard Mollison; dall'altra le case grigio sporco dei Fields, con i muri imbrattati da scritte oscene, l'immondizia per le strade e il centro di recupero Bellchapel, unico appiglio per la tossicodipendente Terri Weedon, mamma di Krystal e Robbie.
Un vero e proprio scontro di valori, che J. K. Rowling descrive senza mezzi termini e con un linguaggio diretto. E non c'è confine tra bene e male. Non esiste un personaggio tutto positivo o tutto negativo. Anche quando il seggio non sarà più vacante, non ci saranno né vincitori né vinti. Solo su se stessi ricade la responsabilità del posto che si occupa nella vita.
In continuità con i libri precedenti rimane l'interesse per gli adolescenti, una profonda conoscenza dei loro animi e dei problemi, come l'amicizia – quella tra Arf e Ciccio –  i primi amori e le prime esperienze sessuali, gli episodi di bullismo a scuola e sui social network e quelli di autolesionismo, compiuti al buio della propria camera, quando gli altri componenti della famiglia sono andati a dormire. “Poi finalmente via libera. Si alzò a sedere e prese la lama di rasoio dal buco dell'orecchio del suo vecchio coniglio di peluche. […] Con un piccolo brivido di paura, che esprimeva anche l'imminente sollievo, posò la lama a metà dell'avambraccio e incise la carne. […] La lama risucchiava il dolore dei suoi pensieri disperati e li tramutava in animalesco bruciore di nervi e pelle: a ogni taglio, sollievo e liberazione.”
Con questo libro J.K. Rowling dimostra non solo di essere una brava scrittrice, ma anche coraggiosa per aver detto basta alla saga del Maghetto ed essersi rimessa in gioco cambiando genere.















La Gazzetta di Istanbul,  marzo 2013


La bambina dimenticata dal tempo (Bog Child), Siobhan Dowd,

Uovonero Edizioni 2012​






Una vita in cambio di una vita



È appena sorto il sole, quando il diciottenne Fergus McCann, in compagnia di zio Tally, trova il corpo di una bambina sepolta nella torba ricca e spumosa.
Siamo in Irlanda, vicino al confine nord-sud. Come dice zio Tally " una terra incasinata" da attentati e disordini, nonostante l'apparente tranquillità della natura intorno. "Da quassù, sulla montagna pacifica era difficile pensare che fra le persone che vivevano in quella pianura ci fosse tanta inquietudine."
Con La bambina dimenticata dal tempo (titolo originale: Bog Child, traduzione di Sante Bandirali Uovonero Edizioni, 2012) la casa editrice cremasca ci fa conoscere un'altra storia della grande scrittrice Siobhan Dowd, ora in libreria dopo il successo de Il mistero del London Eye..
In seguito al misterioso ritrovamento della bambina mummificata accorrono sul posto medici, studiosi ed esperti. Ed è così che Fergus fa la conoscenza dell’archeologa Felicity e della morbida femminilità della figlia Cora. Mentre gli attenti ed approfonditi esami portano a scoprire che si tratta di una mummia risalente all'età del ferro, nessuno sa che la bambina, chiamata Mel, comincia ad apparire in sogno a Fergus e nitidamente gli racconta la sua storia, cosa è successo veramente in quel mondo antico, fatto di villaggi, pascoli e sacrifici umani. I tempi cominciano a sovrapporsi sempre più, tanto che Fergus a un certo punto si chiede "Era l'anno 1981 o l'anno 80 dopo Cristo? Potevano esistere entrambi nello stesso istante?
La vita di Fergus si trova a confrontarsi con passato, presente e futuro. Il passato ritorna con Mel. Il presente sono l’amore per Cora e lo sciopero della fame, quello che sta facendo il fratello Joe, insieme agli altri detenuti, per per ottenere, dal governo Thatcher, lo status speciale di detenuti politici. Il futuro è un test con le caselle barrate per andare a studiare medicina in Inghilterra. Una vita tutta nuova. Un mondo tutto nuovo.
Prima però altri incontri attendono il giovane: viene ingaggiato da Michael Rafters – detto il Matto - che fa parte di quelli dell'IRA, per portare dei pacchettini misteriosi avanti e indietro dal confine durante le corse mattutine, e conosce Owain, un soldato inglese pallido e lentigginoso, con il quale nasce una tacita amicizia, nonostante siano “nemici.
Siobhan Dowd ci parla della brutalità della violenza, che genera solo violenza, e dell’amicizia che può andare oltre le diversità ideologiche e i pregiudizi e può superare i confini, geografici e non. E ci racconta come può esserne coinvolto e sconvolto un ragazzo di diciotto anni nel percorso verso l’età adulta.
La scrittura è lieve e profonda, dura e poetica nello stesso tempo, come dimostra la commovente lettera di Fergus indirizzata a Margaret Thatcher.
Proprio per queste caratteristiche nel 2009 il romanzo ha vinto la prestigiosa Carnegie Medal  – premio inglese di letteratura per ragazzi  – ed è stato l’unico caso, finora, di attribuzione postuma del riconoscimento, poiché l’autrice nel 2007 è scomparsa a soli quarantasette anni, a causa di una malattia.
Un libro per tutti: adatto ai ragazzi (dai 14 anni) e agli adulti.













La Gazzetta di Istanbul,  aprile 2013


Sofia si veste sempre di nero, Paolo Cognetti, Minimum Fax 2012​






Anche il nero può avere tante sfumature

Sofia è "asimmetrica", è composta da due persone diverse che stanno insieme. “Porta in giro le due identità come sorelline litigiose, una che tira per correre avanti e l'altra che punta i piedi”. È una donna inquieta, ha un rapporto difficile con il cibo, ama immergersi nella vasca da bagno, odia gli addii. Sono solo alcune delle caratteristiche che emergono dalle pagine del libro Sofia si veste sempre di nero (Minimum Fax, 2012) del giovane scrittore milanese Paolo Cognetti.
Sofia Muratore nasce minuscola e cianotica in una piovosa notte autunnale. A metà degli anni Ottanta gioca ai pirati nel parco di Lagobello, un complesso residenziale fuori Milano, con Oscar e gli altri amici maschi, un gioco che non smetterà mai di fare. Fra le continue liti familiari, la depressione della madre e la fatica di stare al mondo un giorno decide di ingerire ventiquattro compresse di valium e scolarsi mezza bottiglia di amaro Montenegro. Mentre viene avvolta dal sonno ha una dolce, malinconica illuminazione: diventare un'attrice, un modo appassionante per non essere più se stessa.
E così, sette anni dopo, frequenta a Roma una scuola di cinema e divide l'appartamento con Caterina, saggia e allegra, e Irene, bella e pigra. E infine la ritroviamo a New York, con un grembiule (nero!) e un berretto da marinaio in testa.
Sono dieci i racconti che formano questo romanzo a mosaico. Diversi tasselli che compongono trent’anni della vita di Sofia. Una storia in movimento, in cui lei appare e scompare; c’è, non c’è; un attimo è adulta, poi è di nuovo bambina, sempre inafferrabile.
Il punto di forza del libro è proprio questo: i racconti sono autonomi ma nello stesso tempo fortemente legati. Si impara a conoscere Sofia – e insieme a lei un pezzo della nostra Italia - saltando nel tempo e nello spazio, dalle fabbriche abbandonate di Milano ai docks di Brooklyn, e da un personaggio all’altro. Perché secondo Sofia: "Il senso della vita sta nelle persone che incontri". Come la zia Marta, con un passato da brigatista, i fidanzati amati e poi lasciati, e papà Roberto. Questo "uomo semplice in mezzo a donne complicate” è al centro della storia dal titolo Disegnata dal vento, la più intensa della raccolta e legata allo stabilimento Alfa Romeo di Arese, dove si assiste alle prime rivolte sindacali e ai licenziamenti degli operai.
Possiamo vederla attraverso gli occhi di altri personaggi, o seguirla in prima persona ma, come in matematica, invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia: qui il risultato è sempre lei, la sfuggente Sofia.
Per conoscere più da vicino Paolo Cognetti consiglio di visitare il suo blog "Capitano mio capitano": http://paolocognetti.blogspot.it

 

 

 

 

 
La Gazzetta di Istanbul,  giugno 2013


We are family, Fabio Bartolomei, edizioni e/o 2012​

 

 

 

 

 

Il piccolo grande sognatore che vuole salvare il mondo

 

Che Al (Almerico) Santamaria sia un bambino fuori dal comune e che appartenga a una famiglia un po' strampalata lo si capisce sin dalle prime pagine di We Are Family (edizioni e/o, 2013) terzo romanzo del poliedrico autore Fabio Bartolomei.

Al ha quattro anni, un problema di “avviamento” con le parole che iniziano con la “c” e un'intelligenza fuori dall'ordinario. Come dice lui stesso, ha una fortuna sfacciata perché oltre alla madre numero uno – mamma Agnese – gli è capitato anche il padre migliore del mondo, che si chiama Mario ma viene soprannominato da tutti Elvis per l'eccentrico abbigliamento che ricalca il grande cantante. Poi ci sono la sorella maggiore Vittoria, distratta killer di animali domestici, una nonna un po' sorda e uno zio che li va spesso a trovare. Mentre vivono in un palazzo marroncino a Roma nel quartiere Ostiense i problemi economici - siamo nel 1971- iniziano a bussare alla loro porta: l'aumento dell'affitto e i soldi che non bastano fanno sì che, ogni domenica dopo la messa, la famiglia Santamaria si chiuda in macchina e parta alla ricerca della casa promessa. Una ricerca sempre meno divertente e più urgente: papà Elvis fa gli straordinari, la mamma sforna ciambelloni da vendere in giro e il boom economico passa accanto e non li sfiora nemmeno.

Tra un attacco incendiario e un'intima conversazione con l'amico immaginario Casimiro, Al ha una missione molto importante da compiere: salvare il mondo. “A cosa serve avere un cervello straordinario se non lo usi per rendere felice te, la tua famiglia, e quindi di riflesso ancora te?”. E porterà avanti questo compito con la complicità di Vittoria, anno dopo anno, sempre con la stessa tenacia e lo stesso entusiasmo, fino a fondare il principato Santamaria.

In tutto il libro Al parla in prima persona e ci fa capire, con le sue parole e la sua buffa visione del mondo, cosa vuol dire essere speciali.

Ci insegna che si può iniziare dal piccolo la rivoluzione, per combattere cosa non ci va.

Che non bisogna mai smettere di sognare (che non vuol dire credere alle favole ed evitare i problemi!) e di giocare: “il giorno in cui hai cominciato a giocare stando attento a non sudare, a non sporcare i pantaloni, a non graffiare le scarpe, ecco, quel giorno hai iniziato a invecchiare”.

Fabio Bartolomei riesce a raccontarci una bella storia, legata anche alla Storia (con la S maiuscola) d'Italia, in modo tenero e originale e con una scrittura davvero brillante e divertente.

Unica controindicazione: dopo avere letto il libro è quasi impossibile togliersi la canzone "We are family" delle Sister Sledge dalla testa!


 

 
 
La Gazzetta di Istanbul,  luglio/agosto 2013



 

 

 

 

 

 

Estate 2013: i libri da mettere in valigia

 

Ci siamo. Il conto alla rovescia è finito e le vacanze sono arrivate.

Se siete ancora indecisi sui libri da mettere in valigia ecco qualche prezioso consiglio.

Buone vacanze e buone letture!

 

Un covo di vipere di Andrea Camilleri, Sellerio, 2013

Sulla scia della serie televisiva appena trasmessa ritroviamo il commissario Montalbano, i simpatici colleghi e l'eterna fidanzata Livia. Questa volta Salvo è alle prese con un doppio delitto e un solo cadavere: quello del ragioniere Cosimo Barletta. Dietro le indagini e l'ironia di Camilleri si nascondono amare e spietate verità.

Per chi... è Montalbano addicted e vuole respirare l’aria di mare dalla verandina a Marinella.

 

Quattro etti d'amore, grazie di Chiara Gamberale, Mondadori, 2013

Due donne, Erica e Tea, due vite completamente diverse ma lo stesso supermercato. Dove di nascosto si scrutano, si spiano la spesa nei loro carrelli e sognano la vita dell’altra. Un libro su sentimenti, insoddisfazioni e apparenze scritto con un linguaggio originale.

Per chi... pensa che “l'erba del vicino è sempre più verde”.

 

Apnea di Lorenzo Amurri, Fandango Libri, 2013

Lorenzo Amurri, figlio dello scrittore e paroliere Antonio, si racconta senza filtri e descrive il difficile processo di accettazione della sua condizione di tetraplegico in seguito a un grave incidente sugli scii e la sua voglia di tornare a vivere in un intreccio di dolore, sorrisi e speranze, senza mai cadere in toni patetici.

Per chi... crede che la vita vinca su tutto.

 

Comodo, silenzioso, vicinanze metrò di Antonio Spinaci, Betelgeuse Editore, 2013

Cosa c'entrano i pendolari stipati in un treno e un loculo al Cimitero Monumentale di Milano? Niente, penserete voi. Invece è quello che si legge in un annuncio che compare su una rivista immobiliare. Il colpevole della svista è Federico Plomb, che, senza volerlo, dà il via a un nuovo fenomeno cittadino. Una riflessione surreale ma tagliente sulla nostra società.

Per chi... ogni giorno subisce tragicomicamente il tragitto casa-lavoro e viceversa.

 

Se il diavolo porta il cappello di Fabrizio Silei, Salani, 2013

È la storia di Ciro, un ragazzo di tredici anni nato dal repentino amore di una ragazza e di un soldato americano di passaggio, che ha perso anche il fratello gemello e si trova a combattere quotidianamente contro emarginazione e umiliazioni. Finché un incontro nel bosco gli cambierà la vita. Una storia emozionante di crescita e amicizia. Età di lettura: da 12 anni.

Per chi... ama le diversità e odia i pregiudizi.

 

Cent'anni di solitudine di Gabriel Garcìa Màrquez, Mondadori, 1988

"Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire" scriveva il grande Italo Calvino. Ed è una grande verità. Ho scelto la storia centenaria della famiglia Buendia e della città di Macondo, ma nelle nostre librerie ci sono tanti libri classici che aspettano di essere riletti o letti per la prima volta.

Per chi... ama le saghe familiari.

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